Marco scrive un vangelo essenziale, asciutto. Non si perde in particolari non necessari. E inizia la vicenda di Gesù partendo da Giovanni Battista. Che non è quindi un dettaglio trascurabile.
E di lui dice tre cose soprattutto. Intanto è colui che viene a preparare le vie. Vuol dire che ciò che vediamo in lui è esattamente ciò che ci porta verso Dio, lo stile umano che predispone all’incontro più profondo con ciò che ci dona la vita. Poi, è asciutto ed essenziale come il vangelo di Marco: veste di pelli, mangia locuste e miele selvatico, ossia ciò che trova per strada, nel deserto dove è andato a predicare e battezzare. Strada verso Dio e povertà radicale, potrebbe diventare un giudice spietato dell’umanità che si trova davanti.
E invece la terza caratteristica è la profonda umiltà: “Dopo di me viene uno più grande di me, che non sono neanche degno di servire come uno schiavo”. La capacità di concentrare l’attenzione non su di sé, di essere umili, che non significa essere invisibili ma di conoscere il proprio ruolo. Il Battista sa di essere indispensabile eppure non decisivo, prezioso ma secondario, radicale e attivo ma pronto a mettersi in seconda fila. E questa è la strada migliore per costruire l’umanità migliore.
II Domenica di Avvento B ⇒Leggi Mc 1,1-8