Il vangelo ci mette ancora di fronte a Giovanni il Battista. Colui che “non è”. Non è la luce, non è il Cristo, non è Elia, non è il profeta, non è degno, come dice lui a chiunque gli chieda che cosa è.
Segno di umiltà, di sapere interpretare il proprio posto. Ma tutta questa umiltà, questo “non essere”, cela anche e svela un profondo “essere”. Giovanni non è la luce, non è la risposta a chi brancola nel buio. Eppure indica la luce, permette che la si incontri. Non è il Cristo, ma sa come preparargli la strada. Non è degno di sciogliere il laccio del sandalo di Gesù, ma vengono da lui i primi discepoli di Gesù, ed è lui a indicare loro “l’agnello di Dio”.
È anche convinto di non essere Elia né il profeta, ossia quelle figure che ci si aspettava avrebbero introdotto l’arrivo del messia. I cristiani potranno dire che invece lo era davvero, era quel precursore che ha reso più agevole l’arrivo del Cristo.
La nostra umiltà, la nostra consapevolezza di non essere la risposta, è un ottimo punto di partenza. Ma è anche la base per scoprire di essere tanto, di essere preziosi, di essenziali, forse addirittura qualcosa che non immaginiamo di poter essere. Eppure lo saremo. Quindi, almeno agli occhi di Dio, lo siamo già.
III Domenica di Avvento B ⇒Leggi dal vangelo secondo Giovanni 1,6-8.19-28